Turid – Settembre 1981
Ancora oggi mi ritrovo spesso in questa posizione.
Adoro annusare le mie dita e le mie mani, che uso per ogni tipo di attività.
Hanno spesso odori diversissimi: sanno di erba, di fiori, di tabacco, di terra e di sole, soprattutto in primavera.
Barbara – Febbraio 1985
Era di ferro il muro intorno, quale orizzonte si apriva oltre?
Ricordo solo la paura dell’oceano.
Mi ero preparata, avevo affilato la mia attesa, osservato ogni minimo particolare per scovare quella corda di luce che avrebbe aperto la stanza infinita dei colori.
Anni e anni di fedeltà alle ombre, i capelli racchiusi per non essere vista.
Ridotta a un’essenza tremavano le labbra prima di poter pronunciare una parola.
Vanna – Aprile 1986
Sopravvivere al tempo…
La forza della memoria quale atto amorevole di chi recupera dal passato e ritesse il presente.
Ricomporre segni e rimodularli per dare un senso al passaggio di chi ci ha solo sfiorato ma ha lasciato tracce dentro e fuori di noi.
Cercare ricordi come ulteriore sforzo per esistere in sé e negli altri, anche questo in uno scatto che congela e riconsegna alla vista, beffando gli anni e creando illusioni.
Anche quella dell’eternità, usurpata.
Chiara – Marzo 1988
Sono diciotto, gli anni che possiedo all’epoca del ritratto.
Un traguardo di maturità solo ufficiale ed un volto ancora per metà.
Dovrà passare almeno un altro decennio prima che la mano trovi il coraggio di sollevarsi e mostrare finalmente… un viso a tutto tondo come tanti altri, un sorriso sincero per quel che ci è concesso e un’anima riconciliata alla vita.
Claudia – Ottobre 1990
Ora devo partire, ma tornerò. Ho ancora tanto da vedere e l’entusiasmo è il mio motore, la mia potenza naturale.
Ho una nave che mi aspetta, un aereo che non può decollare senza di me, un treno su cui salire.
Ecco questa fotografia.
Rivivo sogni e speranze.
Rivivo il momento dello scatto: unico e irripetibile.
Ho negli occhi la promessa del futuro e tutto l’amore che mi è stato dato.
Grazie Gabriele per questo scatto.
E’ stato bello.
Ora però devo andare.
Ma tu aspettami.
Tornerò.
Alessandra – Dicembre 1993
Vorrei ricevere in regalo uno specchio.
Che sappia riflettere errori e conquiste, che mi consenta di vedere oltre il mio sguardo.
Luminoso, per spostare la luce dove i raggi non arrivano.
Che sia tagliente quando rischio di perdermi, sincero abbastanza da attraversare il sipario.
Indifferente alle maschere, che non mi assecondi quando provo a ingannare me stessa.
Un piccolo vetro magico per restituirmi un’immagine, più stanca a volte, ma più forte e pulita, più vera.
Senza negarmi quegli attimi preziosi ed effimeri in cui ancora mi permetto di sentirmi bambina.
Loredana – Febbraio 1995
“La persona veramente religiosa è in profonda comunione con l’esistenza.
Può dir di sì a una rosa, può dir di sì alle stelle, può dir di sì alla gente, può dir di sì al proprio essere, ai propri desideri.
Può dir di sì a tutto ciò che la vita le porta.
È una persona che dice di sì”.
(Osho)
Paloma – Novembre 2003
Como siempre ocurre, uno no se da cuenta de lo que tiene hasta que no le falta. El horizonte esconde las cosas, la imaginaci? n las revela. El saber que detrás de aquella línea hay algo mío, es un gran estímulo para acercarme de nuevo a ello. Echaré de menos esta tierra, así como eché de menos la mía. Echaré de menos los colores, los sonidos, los perfumes, los sabores y las amistades que he tenido aquí. El tiempo vivido en Roma será el maravilloso recuerdo de una emoción infinita.
Mirar lejos se puede, ver más allá, nunca…
(Come sempre accade, non ci si rende conto delle cose che si hanno fino a quando non ci vengono a mancare. L’orizzonte nasconde le cose, l’immaginazione le rivela. Sapere che dietro quella linea c’è qualcosa di mio, è una grande spinta per andarla a riscoprire. Mi mancherà questa terra così come mi è mancata la mia. Mi mancheranno i colori, i rumori, gli odori, i sapori e le amicizie vere che qui ho avuto. Gli anni vissuti a Roma saranno il prezioso ricordo di una emozione infinita.
Guardare lontano si può, vedere oltre, mai…)
Daniela – Settembre 2004
Il buio dietro… una luce davanti, sul viso.
Questo mi fa pensare al tempo.
Dietro l’immagine il tempo buio del passato, molto vicino, senza profondità.
Questo passato non ha ombra.
Le mani ricordano un debole appoggio.
E’ come se il viso fosse sospeso, fermato in un attimo incerto.
Anche lo sguardo si ritrae.
Adesso non sono più qui, posso guardarvi.
Cristina – Luglio 2007
La vita ha toni chiari e scuri.
In fondo agli occhi stupore e meraviglia.
Laura – Maggio 2008
La mano copre metà del viso e questa metà mi divide così come mi sento divisa sotto la luce calda e accecante.
Un calore che mi entra nell’anima e si dirama nel corpo…
E la metà che vedo lascia intuire sensazioni che mi sconvolgono.
Il sudore ricopre il viso come una seconda pelle.
Sono io.
Sono io?
Claudia – Giugno 2008
Non amo guardarmi… spesso non mi riconosco… ma qualche volta il mio sguardo è diretto altrove e dal passato spesso mi appare New York.
Un pezzo di vita, la mia scuola nel mondo… e rivedo la gente, di ogni razza e colore e le luci, gli odori, i suoni.
Pensavo di avere acquisito tante cose, ma ora le ho di nuovo smarrite…
Oggi in compenso c’è una luce che prima non c’era e questa luce mi ha illuminato l’anima e mostrato
il futuro: si chiama Luna ed è mia figlia…
Maria Luz – Gennaio 2009
E’ quello che c’è.
E’ un sorriso.
Una parola.
Uno sguardo…
E’ quello che rincorri da sempre, ma che non ti accorgi di avere.
Non vedi.
Non senti.
Sentire, vorrei sentire.
E’ così difficile?
Maria Rosaria (Maros) – Gennaio 2009
Sotto enigmatiche lenti Alpha Centauri e sorelle.
Noi stelle, donne ci chiamasti tu, tessitore d’ardito, a comitale e caldo convivio.
Era infatti necessario mostrare noi, rimembranze scultoree nel tempo.
Sofia – Gennaio 2009
Ho pensieri come ombre, che lasciano la scia… su terreni fertili coltivano armonia.
Katiuscia e Marcella – Febbraio 2009
Le mani sono le tue mani così piccole che una carezza fatta sul mio viso non mi basta mai.
…
Perché noi siamo cielo e mare io seme e tu pianta in fiore.
…
E nel palmo delle nostre mani accoglieremo il tempo che ci cambierà e accarezzeremo anche le rughe della nostra età.
Dalla canzone “Le mani” di Gigi D’Alessio
Maria Sofia – Febbraio 2009
Se stesse cercando qualcosa che aveva perso o che voleva trovare, non ci è dato saperlo.
Di certo non sarò io a dirvelo.
Fatto sta che, almeno in questa immagine, pare proprio averlo trovato.
Così, all’improvviso.
Adele – Febbraio 2009
Occhi, specchio dell’anima? Via gli occhi!
Gli occhi oramai, hanno imparato bene a mentire.
E come si farebbe sennò?
Parlare con gli angeli… poi conferir col diavolo… penetrare il profondo… poi viaggiare l’infinito… toccare le tenebre, superare l’inferno, litigare con se stessi… rimanendo vivi…
E poi tornare… con cicatrici profonde e incapaci di parlare… come si fa?
… Si impara a mentire.
Sara – Marzo 2009
Quando gli sono davanti cerco sempre di fregarlo.
L’obiettivo, intendo.
Sistemo lo sguardo, preparo la pelle, sono seria.
Invento di me una me che amerei e che credo lui coglierà.
L’obiettivo, intendo.
Laura – Marzo 2009
Smarrita nel non luogo della sua coscienza, spettatrice impotente dell’abbandono di se stessa, tende la mano fiduciosa al nulla che le viene incontro, risucchiata nel vortice nero delle emozioni.
Maria Rosaria (Maros) – Aprile 2009
E’ un viso conosciuto, il mio, geografia ignota, svelata mille volte da te…
Ora emana presunti fremiti eterni tra visioni e sogni.
Vedo me stessa nuda e vestita di bianco.
Paola – Giugno 2009
Cogliere quello che c’è.
Diverse pose alla ricerca di un sorriso.
Ci siamo fatti trasportare da uno sguardo lontano, in luoghi da esplorare.
Laura – Giugno 2009
Ancora resiste il mio guardare oltre, alle infinite possibili e vaghe me stessa.
La mano quasi misura la testa, un tempo teso fra futuro prossimo e passato remoto.
Immette allo sguardo insolita misura e fermezza un involontario presente.
Flaviana – Luglio 2009
Nomi. Immagini.
Ricordi sfilacciati dal tempo.
All’improvviso, per un caso che non è casualità, tutto riprende forma e i nomi recuperano volto e voce.
La vita recupera la vita.
Fernanda – Luglio 1971
Il tuo sguardo, la mia immagine.
Vedermi e soltanto allora credere di essere io.
Fernanda – Luglio 1971
Gocce d’acqua.
Oscurità a cui nessuno può prestare parole.
Che vedi tu che io già non veda?
Che fermi tu che io non abbia già fermato?
Restituiscimi l’attimo.
Che io lo conservi là dove l’oblio lo reclama.
Maria – Ottobre 1977
La vedo per la prima volta, oggi.
Il cappello di feltro a tesa larga…
Era allora ma non mi fermo.
Allora non basta.
Vado avanti, ancora più avanti.
Indietro al mio primo viaggio, la mia avventura da sola nel mondo.
Un vecchio ferry-boat con gli ottoni lucidati,
il ponte in legno di teak, le sigarette Navy-cut con il marinaio.
Un vestito verde a coste di velluto, che rendeva omaggio ai Beatles.
Paola – Aprile 1983
I miei occhi guardano i miei occhi di carta, separati dallo guardo.
L’immobilità, tacita compagna del silenzio, trasferisce l’immagine nella serenità di remote mattine.
In primo piano, un volto di carne generante e i miei occhi azzurri sprofondano nell’azzurro degli occhi di mio padre.
Colori vivi, vibranti, ricostruiscono il suo ritratto.
Perché ritrattare un legame che non si conclude con la morte?
Turid – Aprile 1978
I ritratti veri sono costituiti da innumerevoli tentativi per giungere a quello giusto, che nasconde indicibili racconti.
Filomena – Maggio 1979